Pubblicato da Redazione Lettere e Arti il 5 Settembre 2009 in Arte

Luigi Corteggi: l’eleganza british del fumetto italiano

Nel mondo del fumetto, dopo gli eroi disegnati, i più mitizzati ovviamente sono i disegnatori stessi che con il personale e geniale tratto danno vita alle loro creature su carta. Tuttavia ci sono personaggi meno “visibili” e forse meno noti, se non agli addetti ai lavori ed ai veri estimatori, ma altrettanto importanti e indispensabili senza i quali il complesso mondo delle “nuvole parlanti” non potrebbe esistere. È il caso di Luigi Corteggi vero mostro sacro dell’immagine disegnata sulle cui spalle nell’arco ormai di cinquant’anni si è poggiato il meglio dell’editoria fumettistica italiana. Corteggi, in arte “Cortez”, nasce a Milano. Pittore, illustratore, grafico pubblicitario. Diplomato all’Accademia di Brera, dopo l’esperienza, durata cinque anni, con un proprio studio di pubblicità, esordisce nel campo dei fumetti all’inizio degli anni ’60. Da subito manifesta una naturale predisposizione verso la sperimentazione dei vari aspetti dell’attività grafica che si estrinseca in diverse direzioni. Dopo i primi contatti con l’Editrice Universo, per la quale nel 1961 disegna il fumetto umoristico Banana e Penny, nel 1965 viene assunto dall’Editoriale Corno, dove curerà la grafica di tutte le pubblicazioni creando marchi e testate.
Disegna dapprima alcune storie di Maschera nera per poi iniziare l’avventura di Kriminal e Satanik, due mitici personaggi del genere “nero” all’italiana creati da Magnus e Bunker, che lo proietteranno definitivamente nell’olimpo dei grandi illustratori. Dopo averne inventato i logo e disegnato alcuni episodi, realizzerà centinaia di copertine di queste due serie che diventeranno esse stesse, al di là degli albi, magnifici “oggetti” da collezione. Collabora in seguito come disegnatore e inchiostratore anche ad altri personaggi come Gesebel e Alan Ford, del quale realizzerà anche le prime dodici copertine. Infaticabile ed eclettico si occupa dell’impaginazione di tutte le testate della Corno (Eureka, Andy Capp ecc…) trovando il tempo di dedicarsi inoltre alla realizzazione del personaggio di Thomas (da un proprio soggetto western del 1969), di cartoline umoristiche, di lavori grafici per riviste, enciclopedie e pubblicazioni scientifiche senza tralasciare l’amore primario verso la pittura. In seguito, all’arrivo dei supereroi della Marvel dall’America ne curerà tutte le testate italiane.
Nel 1975 lascia la Corno ed entra alla Bonelli Editore come Direttore Artistico con il compito di controllare tutto, dalla parte tecnica (montaggi, impianti tipografici, impaginazione di caratteri e testi, correzione di bozze e di disegni) a quella più squisitamente creativa (grafica generale, lettering, cover, marchi) fino al delicato compito di gestire i contatti con i giovani disegnatori, potenziali promesse del futuro. Cura inoltre la nascita della Collana America e di Un uomo un’avventura e disegna alcune decine di copertine per Il piccolo ranger. Nel 1976 ha anche collaborazioni con Il Giornalino creando magnifiche illustrazioni di carattere spaziale e pubblica Meteor con la Mercury mettendo a frutto la propria passione per l’astronomia. Nel 1980 disegna L’astronave perduta uno degli ultimi albi della Collana Rodeo unico racconto di fantascienza della serie. Nel 1981 crea il Benigni a fumetti. Sua l’ideazione dei logo di tutte le pubblicazioni della Bonelli (Zagor, Il Comandante Mark, Nathan Never, Nick Raider, Mister No, Dylan Dog, Martin Mystere, Ken Parker ecc… ) a cui dona un’eleganza grafica mai raggiunta prima nel fumetto. Dopo aver fatto esperienze nel campo informatico e realizzato disegni e ambientazioni per moltissimi videogiochi, continua a coltivare la passione per la pittura e l’illustrazione esponendo i suoi lavori storici. È a tutt’oggi una delle colonne portanti e insostituibili della mitica Casa di via Buonarroti dividendosi fra Milano e l’amato Monferrato, dove con il consueto entusiasmo si dedica ad allestire mostre sui personaggi bonelliani per la felicità dei numerosissimi estimatori e collezionisti che lo seguono da sempre. Dietro un portamento squisitamente serafico, caratterizzato da un aplomb da gentiluomo inglese (con l’immancabile pipa in bocca), si cela un artista dotato di grande personalità, simpatia, umanità e di una modestia rara in personaggi del suo calibro che, unita alla naturale disponibilità verso gli altri, lo porta a dedicarsi anche all’insegnamento delle tecniche fumettistiche nelle scuole. Viene considerato dalla critica specializzata il più famoso Art Director del mondo del fumetto italiano.

Mauro Galfrè